Hikikomori, è boom anche in Italia: migliaia di giovani si recludono in casa
Hanno tra i 14 e i 25 anni e non studiano né lavorano. Non hanno amici e trascorrono gran parte della giornata nella loro camera. A stento parlano con genitori e parenti. Dormono durante il giorno e vivono di notte per evitare qualsiasi confronto con il mondo esterno. Si rifugiano tra i meandri della Rete e dei social network con profili fittizi, unico contatto con la società che hanno abbandonato. Li chiamano hikikomori , termine giapponese che significa “ stare in disparte ”. Nel Paese del Sol Levante hanno da poco raggiunto la preoccupante cifra di un milione di casi , ma è sbagliato considerarlo un fenomeno limitato soltanto ai confini giapponesi. “E’ un male che affligge tutte le economie sviluppate – spiega Marco Crepaldi , fondatore di Hikikomori Italia , la prima associazione nazionale di informazione e supporto sul tema – Le aspettative di realizzazione sociale sono una spada di Damocle per tutte le nuove generazioni degli anni Duemila: c’è chi riesce a sopportare la