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Benvenuto! Non fermarti alle apparenze, in fondo, in fondo ma proprio in fondo, qualcosa di buono deve pur esserci.



In apparenza i due termini sembrerebbero significare più o meno la stessa cosa, ma nella sostanza invece la differenza è abissale! Se osserviamo bene la fotografia capiamo subito che l’equità è il concetto che dovrebbe guidare le nostre scelte e le nostre relazioni.

Sebéto era il nome del fiume che bagnava l'antica Neapolis. Il suo antico nome greco, tramandatoci sul verso di alcune monete coniate fra il V secolo a.C. e il IV secolo a.C., era Sepeithos, traducibile come "andar con impeto", probabile riferimento al corso irruente del fiume. Il Sebeto nasceva dalle sorgenti della Bolla, situate alle falde del Monte Somma[1]. Durante il suo percorso attraverso gli attuali comuni di Casalnuovo, Casoria e Volla, il fiume si arricchiva di acque piovane. Prima di terminare il suo corso e sfociare nel golfo di Napoli si divideva in due rami: uno di essi finiva in un punto imprecisato sotto la collina di Pizzofalcone, tra le attuali piazza Borsa e piazza Municipio; l'altro sfociava in mare in una zona più a oriente, verso l'attuale Ponte della Maddalena. Le più antiche testimonianze storiche sembrano identificare il Sebeto solo nel primo ramo che sfociava presso l'originario insediamento greco (la presenza di un insediamento umano corrobora la tesi che vuole la presenza in quell'area un corso d'acqua). In seguito allo sviluppo urbanistico della città - e dunque all'interramento del primo ramo del corso d'acqua - il nome Sebeto sarebbe stato utilizzato esclusivamente per riferirsi al corso d'acqua che sfociava nell'area orientale.
Verso la fine del Medioevo, il corso del fiume cominciava già ad essere seriamente ridimensionato a causa dello sviluppo urbanistico della città. Nel 1340 Petrarca si recava a Napoli alla ricerca del Sebeto spinto dai riferimenti fatti in epoca romana da Virgilio[2]Tito Livio, e Stazio[3], ma il fiume era ormai ridotto a un rigagnolo che trovava la sua strada tra i palazzi. Non è possibile capire con precisione a quale dei due corsi d'acqua Petrarca facesse riferimento.












 










 















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