APPOCUNDRIA: UNA PAROLA E…PINO DANIELE SU TUTTI



Il termine napoletano “appocundrìa” (appucundrìa, pucondrìa, apocundrìa), corrisponde grosso modo all’italiano ipocondria, con derivazione dal greco ὑποχόνδρια (ὑπο= sotto e χόνδριος = costola). I greci indicavano in questo modo un dolore addominale, che più tardi venne collegato ad aspetti psicologici dell’individuo che possono condurre a depressione, malinconia, scoramento, sconforto… Ma questa definizione è troppo scolastica: l’appocundria è un sentimento molto più nobile e molto più napoletano, un sentimento di dolce apatia che ha il sapore dell’indolenza e dell’impotenza, molto simile alla refrattarietà. Una fatalistica accettazione del proprio destino, venata di noia esistenziale, di scetticismo distaccato e malinconico. Una sorta di piacevole e dolente rimpianto per le cose non vissute o non viste, ma anche vissute e viste, oramai sbiadite... 
Un sentimento così complesso e particolare, che anche la Treccani ha sentito il dovere di celebrarlo con un articolo sul suo portale Treccani.it, con specifico riferimento a Pino Daniele. Ne riporto il testo, con l’unica osservazione che il napoletano, ormai, non è più dialetto, ma seconda lingua degli italiani: 
“I dialetti sono, con le loro coloriture lessicali, una grande risorsa espressiva per la lingua italiana, che oggi è ricca, variegata, forte e consolidata su tutto il territorio nazionale. Il dialetto non è più sentito come un simbolo o riflesso di svilimento socioculturale, un segnale di arretratezza. Anzi. È vissuto come libertà di registro (….) Pino Daniele ha scritto e cantato molto nel suo grande dialetto napoletano, fonte di ricchezza per la letteratura e la canzone … E ci ha restituito, sovrimpresse di venature che in lingua sarebbero state opache, parole che, pur non essendo nuove, nuove suonavano all’orecchio, per via di una potenza evocatrice che soltanto il dialetto era in grado di sprigionare. Come nel caso di appocundria, interfaccia dialettale dell’italiano ipocondria, ... che tanto sembra addirsi alla condizione della «napoletanità». È questa appocundria, nutrita di fatalistica accettazione delle sorti della vita, ...che si fa cifra di un sentire tutto napoletano nella canzone omonima di Pino Daniele: Appocundria me scoppia / ogne minuto ‘mpietto /pecché passanno forte / haje sconcecato ‘o lietto /appocundria ‘e chi è sazio / e dice ca è diuno /appocundria ‘e nisciuno… / Appocundria ‘e nisciuno.” 
Intanto, l’ex ministro Massimo Bray, ha fatto sapere che Pino Daniele, in maniera assolutamente gratuita, si era reso disponibile a realizzare una colonna sonora per la pubblicità del Vocabolario Treccani.it.

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