Il termine napoletano “appocundrìa” (appucundrìa, pucondrìa, apocundrìa), corrisponde grosso modo all’italiano ipocondria, con derivazione dal greco ὑποχόνδρια (ὑπο= sotto e χόνδριος = costola). I greci indicavano in questo modo un dolore addominale, che più tardi venne collegato ad aspetti psicologici dell’individuo che possono condurre a depressione, malinconia, scoramento, sconforto… Ma questa definizione è troppo scolastica: l’appocundria è un sentimento molto più nobile e molto più napoletano, un sentimento di dolce apatia che ha il sapore dell’indolenza e dell’impotenza, molto simile alla refrattarietà. Una fatalistica accettazione del proprio destino, venata di noia esistenziale, di scetticismo distaccato e malinconico. Una sorta di piacevole e dolente rimpianto per le cose non vissute o non viste, ma anche vissute e viste, oramai sbiadite... Un sentimento così complesso e particolare, che anche la Treccani ha sentito il dovere di celebrarlo con un articolo sul suo portale Trec
Commenti
Posta un commento