Bhe se l'Italia non si fosse unita sarebbe un'altra storia, ladri e razzisti.

Difficile fare una classifica di chi si sia comportato peggio nella notte in cui San Siro si presentava monco di una curva causa cori discriminatori e con sulla testa la spada di Damocle di sanzioni più pesanti. Difficile ma vale la pena provarci perché aiuta a fare la fotografia di quanto sia malato oggi il rapporto tra il calcio italiano, i suoi protagonisti e le frange ultras, vere padrone incontrastate dei nostri stadi.
Sul gradino più alto del podio ideale della vergogna bisogna mettere allora senza dubbio Max Allegri e la sua risposta alla domanda, finalmente diretta e coraggiosa, di Alciato (Sky): “Mister, ieri avete incontrato la Curva Sud a Milanello ed espresso solidarietà; non sarebbe meglio prendere le distanze dalle curve?. Domanda bella e anche semplice, cui il tecnico ha risposto con un imperdonabile slalom per spiegare che quelli della curva “sono stati esemplari e ci hanno incitato” e che “gli sfottò sono sempre esistiti” e “in Italia le cose stanno migliorando e ci sarà sempre più educazione”.
Strano, perché seguendo Milan-Samp non è parso e l’aspetto più triste della serata non è stata nemmeno la delirante manifestazione ultras all’esterno di San Siro condita da uno striscione vomitevole e dal solito coro sui napoletani, il colera e dintorni (medaglia di bronzo sul nostro podio solo perché riteniamo quella gente irrecuperabile ormai). No, peggio è stato sentire quel poco di San Siro presente allo stadio fischiare impietosamente lo speaker che ricordava le norme sulla discriminazione razziale e territoriale e, infastidito dalle urla che provenivano da fuori, chiedeva di smetterla. Minuto 22 del primo tempo: fischi e ululati da tutto lo stadio e un educatissimo “ci avete rotto il cazzo”.
Detto questo, viene anche difficile pensare che il Milan rischi un’ulteriore sanzione per quello che è accaduto. Cori discriminatori e striscione delirante hanno avuto come palcoscenico il piazzale esterno allo stadio mentre dentro risulta solo un ‘innocente’ “noi non siamo napoletani”. I giornali l’hanno sparato in prima pagina perché l’Ansa ha battuto addirittura un flash in diretta rilanciando l’ipotesi della squalifica per un turno di San Siro  che scatterebbe per Milan-Udinese del 19 ottobre prossimo. Il coro “noi non siamo napoletani”, però, ha ben poco di discriminatorio e nel Codice di giustizia sportiva non c’è nulla che richiami alla responsabilità dei club per quanto avviene all’esterno in materia di discriminazioni.
Basta leggere con attenzione l’articolo 11, quello famigerato che senza la mediazione delle esimenti sta provocando le squalifiche. Al comma 3 dice che “… le società sono responsabili per l’introduzione o l’esibizione negli impianti sportivi da parte dei propri sostenitori di disegni, scritte, simboli, emblemi o simili, recanti espressioni di discriminazione. Esse sono altresì responsabili per cori, grida e ogni altra manifestazione espressiva di discriminazione”. Nulla sull’esterno. Quello vale per i fatti violenti “quando siano direttamente collegati ad altri comportamenti posti in essere all’interno dell’impianto sportivo, da uno o più dei propri sostenitori se dal fatto derivi un pericolo per l’incolumità pubblica o un danno grave all’incolumità fisica di una o più persone”. Non è il caso di San Siro, Con buona pace di tutti.

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