Gesso del Canova in frantumi ad Assisi
Duro l'attacco dello storico d'arte Montanari.
Il Canova immolato a una mostra che in un Paese normale non si sarebbe mai nemmeno immaginata è solo la punta (certo clamorosa) di un iceberg: ma un iceberg difficile da documentare. Nel più importante saggio dedicato al fenomeno delle mostre block-buster, lo storico dell’arte inglese Francis Haskell notava (nel 2000) che, in privato, i conservatori di museo si diffondono in racconti terrificanti sui danni inflitti alle opere dalle continue movimentazioni: ma il peso degli interessi commerciali e politici che ormai muovono il circo delle mostre è tale che nessuno è disposto a parlarne in pubblico. Forse è questo una delle prime denunce, di seguito l'articolo.
Sul Fatto quotidiano la dura critica del professore: «Il mostrificio ha fatto una vittima illustre, il tutto per un evento senza progetto scientifico né linea culturale»
Un’opera preziosa distrutta allo scopo di allestire una mostra inutile, della quale sfugge il valore scientifico e culturale. E’ il duro atto d’accusa lanciato giovedì, dalle colonne de Il Fatto quotidiano, dal noto storico dell’arte Tomaso Montanari nei confronti della mostra su Antonio Canova recentemente inaugurata ad Assisi. Una rassegna nella quale avrebbe dovuto essere esposto anche uno dei pochi esemplari noti dell’Uccisione di Priamo, come noto andato distrutto nelle settimane scorse a Perugia. L’opera del Canova era ospitata dall’Accademia di belle arti e il 2 agosto, mentre stava per essere calata a terra, è caduta frantumandosi in molti pezzi. «Prima o poi – scrive Montanari che recentemente è stato chiamato dal ministro Bray, insieme al direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Umbria Francesco Scoppola, a far parte di una commissione per la riforma del Ministero – doveva succedere: il mostrificio italiano ha fatto una vittima illustre». «E non c’è restauro che tenga».
Mostra in franchising Montanari ricostruisce poi il contesto della mostra: «Una specie di franchising – osserva – della Gipsoteca Canoviana di Possagno, l’istituzione che raccoglie l’eredità dell’artista, e che oggi è stata trasformata in una fondazione, e dunque immancabilmente cannibalizzata dalla politica». Presidente è l’ex ministro per i Beni culturali Galan (Pdl) che consentì, riferisce Montanari, di far realizzare nel novembre del 2012 un catalogo di Intimissimi nella Gispoteca: «Una galleria fotografica – dice – in cui tombe papali, santi e eroi classici servono a vendere mutande e reggicalze».
Senza un progetto «La mostra di Assisi – scrive – è l’esatta attuazione di questa linea: non ha un progetto scientifico, non ha una linea culturale. E’ un’antologica da cassetta che sarebbe giustificata dal fatto che il fratello di Canova aveva possedimenti in Umbria». Il tutto condito «da un coro di esilaranti scempiaggini, come quella (avanzata dal direttore della sventurata Accademia perugina) sulle affinità armoniche tra le forme neoclassiche di Canova e i versi medioevali di San Francesco».
La replica di Ricci In una nota inviata alle redazioni nella mattinata di giovedì il sindaco di Assisi Claudio Ricci replica «ringraziando – scrive – in quanto tutta questa pubblicità nazionale sta portando molti visitatori in Assisi». «Poi ricordiamo – aggiunge – che l’incidente avvenuto al “calco in gesso” (copia) si è verificato in Perugia presso l’Accademia delle Belle Arti (illustre e benemerita istituzione culturale perugina e nazionale) e che l’opera sarà restaurata come doveroso». In realtà il luogo dell’incidente poco importa, mentre nulla il sindaco dice a proposito del valore culturale della mostra assisana.
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