Spiaggia a Chiaia? Costa quanto la Coppa America

Questo progetto rivoluzionerebbe la visione attuale di Napoli e del lungomare così come lo conosciamo, riportandolo probabilmente la zona in questione ad assomigliare a quelle che siamo abituati a vedere solo in cartoline.
Ottimo progetto, bella iniziativa partorita qualche amministrazione fa.
Ma che impatto avrebbe oggi realizzare tale progetto?




Il progetto di cancellare via Caracciolo prolungando la Villa Comunale e di realizzare una grande spiaggia non appartiene all’attuale amministrazione comunale. Il piano fu elaborato già nel 2001, undici anni fa, da un gruppo di architetti guidati da Leonardo Benevolo e vinse un concorso di idee bandito dal Comune di Napoli (il sindaco era Riccardo Marone). La Villa Comunale era stata ristrutturata da pochi anni e si stava ripensando ad una nuova dimensione del lungomare. Erano gli ultimi colpi di coda del Rinascimento bassoliniano. Poi, come per il resto, non se n’è fatto nulla, quell’idea è rimasta un’idea ed è finita in un cassetto. Nel pool di progettisti c’era Paride Caputi, per cinque anni assessore della giunta Iervolino.
Architetto, perché cancellare via Caracciolo?
«Napoli è una città di mare che non vive il mare. È separata, lontana, dal Porto. E via Caracciolo è un’autostrada che la divide dal mare. Gli unici collegamenti con questa bellissima risorsa sono i percorsi verticali da Posillipo».
Cosa avevate pensato di fare?
«Riconsegnare alla città le sue spiagge: quella di Chiaia e quella di Bagnoli. Quella napoletana è evidentemente un’anomalia da questo punto di vista».
Poi cosa è successo?
«Era solo un concorso di idee, il Comune non era obbligato a realizzare quei progetti. Ma era una cosa concreta, c’era un piano di spesa che si aggirava intorno ai 38 miliardi di lire. Per realizzarlo ci sarebbero voluti, insomma, circa 20 milioni di euro».
Quanto per realizzare le due tappe della Coppa America, praticamente.
«Non so quanto è costata la Coppa America».
Ora il Comune sta riprendendo l’idea. Ma non tutti sono d’accordo. Qualcuno, come Mazziotti, pensa che possa essere violato il disegno originario della Villa Comunale.
«È esattamente il contrario. Come dimostrano le illustrazioni dell’epoca, la spiaggia confinava con la Villa, per circa un secolo parco e spiaggia hanno convissuto. Se poi si pensa alla passeggiata reale, questa è rappresentata esclusivamente dal viale centrale. Il resto, le altre aiuole, gli altri spazi, si sono sviluppati disordinatamente».
La spiaggia però era dove si trova l’attuale via Caracciolo, mentre nel suo progetto l’arenile viene realizzato dove ora si trovano gli scogli.
«È una modernizzazione dell’antico disegno. Ma ricostituisce l’originaria realtà del quartiere, che prende il nome proprio dalla spiaggia. È uno dei connotati storici più importanti di quest’area. E poi c’è un altro aspetto importante: perché proteggere il muro borbonico con degli ostacoli rigidi come gli scogli? Non è meglio una spiaggia che ha la doppia funzione di riparare la struttura dalle mareggiate e di renderla, finalmente, visibile».
E per il traffico veicolare come si farà?
«Pressappoco come si sta facendo per l’attuale Ztl. Noi avevamo previsto di utilizzare come principali assi viari via Giordano Bruno, via Piedigrotta e la Riviera di Chiaia. Avevamo pensato a questa possibilità anche perché la linea 6 della metropolitana avrebbe dovuto alleggerire il traffico su quella strada».
E viale Gramsci?
«L’avevamo immaginato come il naturale ingresso della Villa Comunale ad Ovest, pedonalizzando totalmente la carreggiata centrale, in forma di rambla».
Ma senza scogliere come può crescere la spiaggia?
«Avevamo pensato di ampliare il porticciolo di Mergellina. Studi meteomarini dimostravano che in questo modo ci sarebbe stato un ripascimento dell’arenile. Inoltre, avremmo ottenuto anche un altro risultato: l’aumento dei posti barca».
A proposito di barche, cosa pensa delle opere realizzate per l’America’s Cup, in particolare della scogliera?
«Penso che la temporaneità non possa essere un criterio di realizzazioni di opere di questo genere. Bisogna sempre inserirle in un contesto più ampio, in un progetto più grande. Ci vuole un disegno stabile che non c’è».
La sua è rimasta soltanto una delle tante idee del Rinascimento di Bassolino, che pare adesso voglia riprendere il “rivoluzionario” de Magistris.
«Diciamo che di quelle idee e di quei progetti, del Rinascimento, è rimasta soltanto la pedonalizzazione di piazza del Plebiscito».
E le metropolitane.
«Ritengo che il progetti delle stazioni dell’arte rappresentino un’idea provinciale che non ha fatto molto bene alla città. Chi è che si mette a guardare delle opere d’arte in metropolitana? È un’assurdità che ha avuto dei costi enormi. Invece di presentare progetti faraonici avrebbero dovuto costruire una metropolitana funzionante. La metropolitana di Parigi è bella perché mi porta in qualsiasi luogo della città, perché è estremamente funzionale, non perché ha caratteri estetici rilevanti».




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