Legambiente raccoglie nel “Dizionario dell’ecocidio” nomi e dati relativi al traffico illecito di rifiuti in Campania
Ora sappiamo tutto!
Sappiamo che le nostre terre sono avvelenate, la nostra acqua imbevibile, la nostra aria irrespirabile.
Sappiamo chi ci ha ridotti così, nessuno escluso.
Sappiamo da dove sono partiti, dove sono arrivati, chi li ha trasportati e chi si è prostituito vendendo i propri terreni.
Il fatto è che essere sapientoni serve a poco, a me preoccupa ciò che non sappiamo, non sappiamo se è quando i nostri prodotti non saranno più considerati infettati, quando diminuirà la percentuale di morti per cancro, quando finirà o meglio bando comincerà la vera bonifica.
Tutte queste incognite mi procurano una gran rabbia.
Dal 1991 al 2013 sono state censite ben 82 inchieste per sversamento abusivo di rifiuti tossici, 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce, e individuate 443 aziende responsabili di questo ecocidio.
Un “Dizionario dell’ecocidio nella Terra dei Fuochi” che racchiude tutti i nomi e i dati delle 82 inchieste sul traffico illecito di rifiuti condotte dalla magistratura negli ultimi ventidue anni. Il volume è un’idea di Legambiente, ed è stato presentato dall’ Associazione ambientalista alla vigilia della manifestazione promossa dal movimento “Fiumeinpiena” che si è svolta a Napoli il 16 novembre scorso per chiedere alle Istituzioni il ritorno della legalità e della sicurezza nelle zone devastate dai clan.
Nell’area compresa tra la provincia di Napoli e Caserta, oramai conosciuta come Terra dei Fuochi, sono aumentati, negli ultimi venti anni, i casi di tumore del 40% tra le donne e del 47% tra gli uomini. La causa è lo sversamento abusivo di rifiuti tossici: più di 410.000 camion hanno viaggiato verso queste terre, scaricando circa 10 milioni di tonnellate di veleni, inquinando quella che un tempo veniva chiamata “Campania Felix” ( la terra più fertile del Meridione). Dal 1991 al 2013 sono state censite ben 82 inchieste per sversamento abusivo di rifiuti tossici, 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce, e individuate 443 aziende responsabili di questo ecocidio. “Il traffico illecito di rifiuti gestito dalla criminalità organizzata, – ha spiegato Legambiente – convogliava ‘veleni’ provenienti da ogni parte d’Italia che venivano seppelliti direttamente nelle discariche legali e illegali della Terra dei Fuochi; delle aziende coinvolte, la stragrande maggioranza hanno sede sociale al centro e al nord Italia”. In questo quarto di secolo, lungo le rotte dei traffici illeciti, è viaggiato di tutto: scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio, polveri di abbattimento fumi, morchia di verniciatura, reflui liquidi contaminati da metalli pesanti, amianto, terre inquinate provenienti da attività di bonifica.
E ancora rifiuti prodotti da società o impianti noti nel panorama nazionale, come quelli di petrolchimici storici del nostro Paese: i veleni dell’Acna di Cengio, i residui dell’ex Enichem di Priolo, i fanghi conciari della zona di Santa Croce. “Soltanto l’inerzia diffusa delle Istituzioni, la ‘disattenzione’ di chi doveva controllare, e una fitta rete di collusioni e omertà – ha detto Legambiente – possono aver consentito ‘l’invisibilità’ di una colonna di decine di migliaia di tir”.
Per Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente, si tratta di “un crimine in piena regola”. “Oggi però – ha sottolineato la direttrice – vogliamo che sia archiviata finalmente la triste stagione della Terra dei Fuochi, e che il territorio possa tornare a vivere e credere nel futuro”. Ventidue anni di inchieste nei quali la politica e l’impresa hanno rinunciato a gestire lo smaltimento di rifiuti trasformando quella che poteva essere una ricchezza per l’economia in un guadagno per la criminalità ed imprenditori disonesti che non hanno a cuore il futuro del loro Paese. “Davanti a questi numeri – ha detto Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania -, le parole sono diventate stanche, mascherano le responsabilità, le incompetenze e le complicità della politica e delle amministrazioni in tutti questi anni. Chi perseguirà su questa strada, chi ancora per una volta assisterà inerme e in silenzio e non trasformerà i tanti annunci di questi decenni in provvedimenti concreti, si dovrà assumere in pieno la responsabilità e, prima o poi, dovrà renderne conto alle vittime invisibili sempre più numerose di questo disastro”.
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