Parcheggi a pagamento: la multa per grattino scaduto non è valida.



Il tagliando del parcheggio è scaduto e scatta la multa ma in realtà non esiste alcuna norma che prevede tale sanzione. Pochi minuti di ritardo e il famoso “grattino” scade, ed ecco che, prodigiosamente, un vigile o un ausiliare è già pronto, dietro l’angolo, a elevare la multa. Situazioni di “guerriglia urbana” che si ripetono ogni giorno ovunque in Italia e principalmente nel napoletano dove, a volte, sono più le multe in tal senso che quelle per “parcheggio selvaggio”. Una vera ingiustizia per l’automobilista, insomma, che, a quanto pare, sarebbe anche illegittima. O meglio, addirittura “inesistente” perché non prevista da nessuna norma. Infatti, l’infrazione relativa al grattino scaduto non può considerarsi come un illecito amministrativo, ma un inadempimento che può comportare il recupero del credito e non  una sanzione. A renderlo noto è lo stesso Ministero dei Trasporti e diversi Giudici di Pace. Tuttavia i Comuni ci “marciano” e, puntualmente, gli “odiati” controllori lasciano sul parabrezza del malcapitato una contravvenzione da 24 euro: un importo, tra l’altro, troppo basso per giustificare un ricorso al giudice di pace che, solo di tasse, ne costa ben 37. È vero che la parte che perde la causa, in questo caso l’amministrazione, deve poi rimborsare le spese del giudizio, ma in quanti sono riusciti a recuperare somme dalle disastrate casse dei nostri enti territoriali? Risultato: non resta che pagare al ricatto o rivolgersi, in extremis, al Prefetto del Comune di interesso del tutto gratuitamente. Un opzione questa che ha portato ad un boom di richieste negli ultimi mesi tanto che su internet si può trovare il modulo di richiesta per il ricorso al verbale.

Ecco Il modulo per richiedere il rimborso



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