Il termine napoletano “appocundrìa” (appucundrìa, pucondrìa, apocundrìa), corrisponde grosso modo all’italiano ipocondria, con derivazione dal greco ὑποχόνδρια (ὑπο= sotto e χόνδριος = costola). I greci indicavano in questo modo un dolore addominale, che più tardi venne collegato ad aspetti psicologici dell’individuo che possono condurre a depressione, malinconia, scoramento, sconforto… Ma questa definizione è troppo scolastica: l’appocundria è un sentimento molto più nobile e molto più napoletano, un sentimento di dolce apatia che ha il sapore dell’indolenza e dell’impotenza, molto simile alla refrattarietà. Una fatalistica accettazione del proprio destino, venata di noia esistenziale, di scetticismo distaccato e malinconico. Una sorta di piacevole e dolente rimpianto per le cose non vissute o non viste, ma anche vissute e viste, oramai sbiadite... Un sentimento così complesso e particolare, che anche la Treccani ha sentito il dovere di celebrarlo con un articolo sul suo portale Trec
Wow, che bello! L'estate, la spiaggia e l'ombrellone, il rumore del mare a riva...sono condizioni che favoriscono, per fortuna, la lettura!!Mi sembra una iniziativa lodevole...ma perchè non pensiamo di organizzare un servizio di "book sharing" a Casoria?Mi pare che in qualche paese vicino già lo facciano, è una cosa interessante!Pensiamoci
RispondiEliminaSarebbe un'idea,una gran bell'idea.
RispondiEliminaRicordo anche io un'iniziativa del genere, se non erro fu realizzata in collaborazione con circumvesuviana.
Trovavi, leggevi e lasciavi poi nuovamente il libro nel vagone di un treno o su una panchina, pronto per essere trovato, letto ed apprezzato da altri avventori.
Riflettiamo :-)